TIA giugno 2015 – L’impenetrabilità del piombo
Nel canto XIII della Divina Commedia Dante pone nell’inferno gli ipocriti, ricoperti da una stola di oro sotto cui c’è un manto di piombo, l’oro è l’immagine che vogliono dare di se il piombo è la loro impenetrabilità, non si deve sapere cosa pensano, nella farsa della vita quotidiana sono pochi coloro che si possono vestire d’oro per riflettersi sull’altro, è più facile trovare personaggi rivestiti di pudore, timidi, oppure talmente contrari alle vanità che si sono allenati a mettersi in disparte, quasi in stato monacale. Se si indaga il fatto, certo non si può non scoprire, scoprire qui è il grattare la superficie, come un gratta e vinci, sotto nella stragrande maggioranza dei casi non c’è nulla, ma in alcuni soggetti c’è un mondo vitale assurdo tempestoso tumultuoso creativo sognatore per capirci come i cieli di Van Gogh, eppure sono protetti dalla cappa di piombo, come gli ipocriti di Dante, ma qui è Farsa terrena, costoro hanno capito che i personaggi con cui si relazionano quotidianamente gratta gratta gratta scopri togli ripulisci trovi nulla, un nulla una schiera di nulla, pericolose nullità, devi allora a costoro rivelare il tumulto, la dissociazione della tempesta creativa. Ha questo personaggio il coraggio di dire ad un prete che Gesù l’ha preso per mano, l’ha allontanato dai riti astratti della Chiesa, dice di essere nello stato di capire se è in compagnia del solo ricordo di un uomo vissuto 2000 anni fa o sta dando veramente la mano a Gesù; senza essere preso per pazzo dal prete. E’ ipocrita il narratore anonimo della Bottega ! ?